Nato a Milano il 27 giugno 1980. Maturità classica presso il Liceo Beccaria di Milano. Laurea in Filosofia presso l’Università Statale di Milano nel 2005. Ora insegna in un Liceo Classico milanese.
Prima raccolta di poesie esaminata dalla libreria “City Lights” di San Francisco di Lawrence Ferlinghetti nel 2003. Pubblicazione di un testo poetico di accompagnamento per la mostra della pittrice Alessandra Bisi presso la “Groff&C. Compagnia di arti e mestieri” di Milano nel 2005.
Finalista al Premio Calvino 2007 con il romanzo Vento Rosso. Nello stesso anno ha pubblicato il piccolo libro di poesie Madre Terra per la Signum Edizione d’Arte.
Con Eclissi Editrice pubblica nel 2013 Milano City Blues, vincitore del Premio Letterario Glauco Felici Tolfa Gialli e Noir dell’anno successivo. Nel 2014 pubblica Fiori Amari, segnalato al Premio Calvino del 2009 con il titolo Sangue Amaro. Nel 2015, accompagnato da un documentario, pubblica Milano Mia.
Per Leone Editore, nel 2020 esce Sopra il deserto avvengono le aurore, nel 2021 Strade di piombo, nel 2022 Arcadia – Strade di piombo.
Di tutte le opere è tratto un trailer, pubblicato su youtube.
Ciao Max, trovo occasione per scriverti questa lettera, perché nei giorni scorsi ho avuto l’occasione, la voglia e il tempo per fermarmi a leggere, ad ascoltare e a vedere cosa fai, cosa hai fatto in questi ultimi anni, il tuo lavoro di ricerca, di scrittura e di lotta per divulgare i tuoi pensieri e le memorie di una città di cui condividiamo il vivere e resistere quotidiano.
Ho guardato ammirato il tuo viso e ascoltato la tua voce, la voce del mio migliore amico-bambino e compagno di classe, di partite di calcio sui campi dei pulcini di Milano con la maglia rossoblu della Vercellese.
Quanti ricordi mi sono tornati alla memoria, quante emozioni rispolverate che stavano chiuse in un cassetto di cui avevo smarrito le chiavi.
Vederti parlare mi ha commosso, vedere la persona che sei diventata, sentire la passione che trasmetti nel condividere con una platea di sconosciuti il tuo mondo e il tuo modo di vedere le cose di ogni giorno.
Sentirti parlare della Resistenza, un tema a me caro così come la Storia del nostro passato più prossimo che, giorno dopo giorno vedo invece sfuggire di mano dalla memoria delle persone che ci circondano, e invece tornare a galla nelle manifestazioni e nelle chiacchiere con chi invece vuole mantenere quel fuoco ancestrale vivo affinchè non si spenga mai e affinchè non faccia tornare i miei figli a vivere un passato doloroso e amaro come quello che hanno vissuto i nostri nonni.
Per me la Resistenza è stata trovare il mio non luogo nella vita sociale di questa città attraverso un lavoro che ai più appare di basso livello e scarsa capacità, ma che invece io trovo meraviglioso e ogni giorno stimolante.
Dopo la laurea in Economia Politica, ho capito che il mio spazio nella vita lavorativa non poteva trovare posto dietro la scrivania di una banca, di un ufficio contabile o peggio ancora tra le fila dei colletti bianchi (anche se sulla carta avevo tutte le caratteristiche per farlo) e nemmeno di una multinazionale che nel 2005 sembrava fosse la strada più logica e diretta dello sviluppo economico del nostro Paese e dell’Europa (smentito poi dall’imminente crisi e dall’odierno dislocamento delle sedi, del personale qualificato ecc). Non potevo e non volevo fare parte di quel modello di sviluppo che avevo studiato, e così, dopo anni tra Argentina, Australia e Spagna lavorando nel settore del No-Profit, ho capito che la mia vera natura era a contatto con gli esseri viventi che maggiormente si avvicinano al concetto di Resistenza che sento mio: gli alberi.
E così da ormai una dozzina di anni mi dedico a loro, che mi insegnano quotidianamente cosa vuol dire resistere ai cambiamenti, alla follia dell’uomo che li vuole usare come ha imparato a fare con tutto.
Loro, gli alberi, invece rinascono, anche quando vengono colpiti dai fulmini, anche dopo i tagli indiscriminati e troppo spesso incompetenti delle motoseghe di chi ci lavora. Ora è il tempo delle potature, hanno perso le foglie, sembravo morti e invece aspettano solo il momento opportuno per ricominciare a germogliare, e così ogni anno succede che mi meraviglio nel vedere le loro gemme ingrossarsi e poi aprirsi per farne uscire il verde delle loro foglie e i colori dei loro fiori, colori di tutte le sfumature.
Certo, a Milano si ha quel che si può, non siamo nella foresta di Iguazù dove mi è capitato di vivere anni fa. Però lavorare con loro mi fa sentire che la forza della natura vince ancora nonostante tutto, nonostante l’uomo. Già, perché l’uomo è paradossalmente il loro peggior nemico, proprio lui che invece dovrebbe esserne loro eternamente debitore.
Il ginkgo biloba, un albero straordinario per forma delle foglie, colori e per capacità di trattenere la CO2, è sopravvissuto alla bomba atomica di Hiroshima, e quanti altri potrei raccontarti di alberi che con i loro lenti e quasi impercettibili mutamenti genetici hanno sfidato la forza dei cambiamenti climatici e l’aggressività degli animali, continuando a sopravvivere assumendo sembianze e forme diverse.
A volte penso solo di essere un codardo, e di non affrontare l’uomo e la sua società e le sue leggi per cercare di capirle, contrastarle, prenderci parte, ma mi rendo conto che la mia natura non me lo avrebbe permesso, sarei stato troppo fuori luogo e troppo poco coraggioso.
Ti auguro di continuare a resistere così come stai facendo, studioso e divulgatore di un passato che non vogliamo dimenticare, anche se il presente fa di tutto per confondere le acque e aspetta solo che si spengano le fiamme delle vite di chi è stato testimone e attore per poter riportare a galla la folle natura umana.
Ti abbraccio maglia numero 10, amico mio di un tempo.
Leggi questa lettera o cancellala e dimenticala, a me ha fatto bene scriverla.