Dopo Milano City Blues e Fiori Amari si completa la “Trilogia milanese” con questi venti racconti che attraversano la storia di Milano dalla Liberazione all’Expo.
Il fil rouge di questo viaggio è il fazzoletto rosso di un partigiano che i personaggi del libro si passano di mano in mano, come un testimone. Scompare e poi ritorna, a simboleggiare la responsabilità della memoria e, forse, la possibilità della rinascita.
Riviviamo la Resistenza ferita dalle sevizie di Villa Triste e rievocata dalle azioni della Volante Rossa.
Scivoliamo negli anni ’50 della faticosa rinascita di una città in ricostruzione, tra gli operai delle periferie e gli artisti del Bar Jamaica ammaliati dal jazz di Chet Baker. Entriamo poi nei ’60 del boom economico, in cui Milano, colta, vivace e produttiva, è insieme centro culturale e capitale europea; ma è poi ferita – e dannata, forse per sempre – dalla bomba di Piazza Fontana.
Sfioriamo il Movimento operaio e studentesco, schiacciato dalla repressione quanto dal terrorismo che nasce dal suo seno, tra il Giambellino e le fabbriche. Gli anni ’70, dunque, sospesi tra ribellione, musica, libertà e violenza, mentre Turatello e Vallanzasca si contendono la città e la nuova malavita soppianta la vecchia Ligéra occupando le periferie con le armi e il centro con le bische.
Gli anni ’80 della Milano da bere – e della diffusione massiccia delle droghe – generano il riflusso e preparano Tangentopoli, la fine di un’epoca.
Infine l’oggi, nell’imminenza dell’Expo, tra precariato e nuove mafie, nella rassegnata “normalità” dell’insicurezza.
A differenza dei precedenti lavori, per i quali avevamo creato dei book trailer, Milano Mia è anche un documentario. Come Milano City Blues e Fiori Amari disponibile su youtube.