Pensate a Sonic Highways, i documentari itineranti di Dave Grohl sulla musica americana, città per città. Oppure a Federico Buffa e i suoi racconti di campioni. Grazie alla stessa passione, una produzione ben più spartana – ma tutt’altro che inadeguata – e rarissimi filmati d’epoca Pietro Angelo Ernesto Cantù riesce con lo spettacolo Waterface – Neil Young, gli anni della trilogia oscura a far vibrare le medesime emozioni: un mito oscuro con la sua comunità di angeli caduti, la redenzione che si allontana quanto l’orizzonte, come fumo nel vento.
Lo spettacolo rievoca l’abbandono in cui era crollato Neil negli anni 1973 – 1975 e la bellezza straziante con cui cercava di uscirne. Narra il successo e la caduta, l’incomprensione, la morte. Il senso di colpa e l’adesione totale alla musica e al suo mistero. La band sul palco suona alla grande, la recitazione è sincera e concreta – nessuna accademia, vera catarsi. La passione trasuda dai ragazzi sul palco quanto in noi, nel pubblico. E Neil Young ci accarezza e insieme ferisce. Hai come l’impressione di accompagnarlo, quasi per mano, nei suoi tormenti. Cortez The Killer, a fine spettacolo, è la rinascita e le onde sulla sua faccia d’acqua scivolano via più quiete. Spettacolo da non perdere, ovunque tornerà.