Dopo la pace di Costanza del 1183, che aveva sancito la legittimità costituzionale dei governi comunali di fronte all’impero, l’evoluzione istituzionale dei centri urbani dell’Italia centro-settentrionale proseguì a grandi quanto faticosi passi; la crisi del consolato determinò diversi decenni di instabilità che terminarono, tra il 1210 ed il 1230, nel cosiddetto “regime podestarile”[1], ovvero un governo nel quale il potere esecutivo e giudiziario, ma non quello legislativo, veniva affidato dal comune stesso ad una persona esterna – il podestà – assistito da un gruppo di giudici e funzionari che ne coadiuvavano il lavoro. Ciò provocò due piccole rivoluzioni; da un lato la professionalizzazione dell’arte di governo, dall’altro la prima, parziale ma significativa, affermazione della popolazione comunale in quanto il podestà doveva sottostare oltre che agli statuti cittadini anche al consiglio, ovvero una struttura del popolo.