Di lavoro ed esistenza
Frammento precario
Ho acceso alla mia notte
La luce nel dolore
In tali raggi di prigione
Malevoli seguaci
Della menzogna e del mio timore
Danzavano come impauriti
Animali d’adozione
Miei deboli ed educati
Precedenti tentativi
Dentro ed oltre questi corpi freddi
Cuore malato
Io infine ho guardato
Senza specchi
Il vero volto dello Stato
E non era il naufrago
Di lontani approdi
Ma l’onda scura che affoga
Il suo stesso ritorno
Sulla sponda acre
Dell’altrui bisogno
Così il giardino che mi racconti
Fiorire in salotto
Diviene l’ibrido piombo
Che mi ha già appassito
Vivere da morto
Non sono più allora
Il figlio stolto del tempo
Che ritrova per perdere
Derive o sorrisi
Stanchi o fasulli
Sentieri di ragni
Sono giusto la scheggia
Che ferisce e libera
L’occhio triste del perdono
Sorridente d’inganno
Perché non ho scelto io l’errore
Ma ne vivo le conseguenze
Non pensavo di odiare
Ma non posso più, ormai,
Per nulla mendicare
Non stupitevi allora
Se il mio respiro vive
Nella voglia di bruciare
Armerò i miei assassini, forse
Cambierò maschera ai padroni
Ma avrò almeno invertito il sole
Risvegliato la morte
Ultima vita
Di efferata onestà
Nel fumo delle piazze
Sacrifico l’ultimo presente
Non ho altro da perdere
Che le solite catene
Nei palazzi d’oro e vergogna
La mia benzina
Scorrerà dai bicchieri di cristallo
Nelle vene degli schiavi
In fiamme di pudore
Per l’autentica esistenza
Ultima battaglia
Come lacrima di futuro
Avrà il volto universale
Della mia luce buia
Lezione originale
Onda di Giustizia
Antica Verità
Di un Nulla speciale
A chi sapeva di perdere
Ma ha voluto provare